Questa mattina è stato consegnato il Nobel per la Pace al presidente Obama e su tutta la stampa è un gran parlare e discutere della scelta fatta: lo meritava o non lo meritava? Alcuni gli contestano la recente decisione di mandare 30.000 soldati in Afganistan, altri ribattono che sono li per la pace o meglio per garantire la pace nelle nostre nazioni prevenendo atti terroristici altri dicono una volta li si possono trovare facilmente coinvolti in “atti di guerra” che volenti o nolenti possono innescare ulteriori spirali di violenza.
Riflettendo su quanto appena detto mi è venuto da pensare: ma oggi la “vera guerra”, l’aggressività dei “popoli” ( o dei loro governi) si manifesta ancora come un tempo nei contesti spazio/temporali fisici abituali? Non è che ci sta sfuggendo proprio la dimensione di base del vero conflitto e delle guerre del XXI secolo? Che insomma ragioniamo di problemi “nuovi” con categorie e strumenti datati?
Una volta la guerra e il conflitto poteva svolgersi per terra (eserciti), per mare (marina) e nell’ultimo secolo per aria (aviazione) e dunque tutti i governi si sono dotati di forze armate organizzate secondo la classificazione suddetta.
Oggi, almeno nei paesi più avanzati, i conflitti avvengono a livello “informativo” nella dimensione sempre più estesa “digitale”. Anche il terrorismo o meglio la battaglia allo stesso è una guerra di “informazione” e di “prevenzione” o “intercettazione” in tempo utile delle informazioni critiche di preparazione dell’attentato per poterlo sventare. Anche il mercato globale economico e le transazioni di borsa (che si danno tutte nella dimensione digitale) spesso definiscono i rapporti di forza fra gli stati e le loro “ultime” dipendenze.
Lo stesso Nicolas Negroponte ha scritto vari libri sul tema fin dal 1995 sul progressivo spostamento delle risorse e delle ricchezze dalla dimensione “fisica” a quella “virtuale o digitale”.
Oggi, quindi, la vera dimensione di “confronto” è quella “informativa digitalizzata” e dunque è qui che le guerre si svilupperanno sempre più talvolta con appendici anche “fisiche” (vedi terrorismo).
Dovremmo ristrutturare la forze armate dalla tripartizione attuale in marina, esercito e aviazione in fisica e digitale con i conseguenti impatti sui fondi e sull’organizzazione. Attualmente la guardia di finanza e la polizia (postale) stanno riempendo con grande competenza questo “vuoto” di visione ma l ‘impressione è che ci vuole ben altro e ben altra determinazione per fronteggiare e presidiare per tempo questa dimensione prima di farlo a valle di una cocente “sconfitta”.
Non si ha nulla in contrario con gli investimenti ingenti in nuove portaerei o in aerei caccia super sofisticati che stanno facendo le potenze occidentali ma si fa notare che questi stessi sistemi sono per la maggior parte delle volte “pieni” di risorse “digitali” e spesso la loro stessa qualità si gioca sulla flessibilità dei loro sistemi software di controllo, di gestione e di progettazione. Gli stesso aerei senza pilota sono la manifestazione più evidente delle potenzialità della dimensione digitale informativa che permette di remotizzare e automatizzare anche le attività più critiche (dal punto di vista sia temporale sia spaziale).
Per assurdo una nazione “super competente” nella “guerra informatica” potrebbe prendere il controllo delle risorse critiche della nazione attaccata e perchè no anche dei suoi sistemi militari di “difesa” e farli giocare contro la nazione stessa in una guerra informatica e/o informativa: potrebbe bastare anche solo un furto di identità delle figure aventi le autorizzazioni “giuste”.
Ma tutte queste considerazioni sono il frutto di mere speculazioni futuristiche o effettivametne nel mondo digitale, non percepibile immediatamente ai nostri 5 sensi, qualcosa sta avvenendo con la velocità della luce con cui si trasferiscono i bit e le informazioni sulla fibra negli oceani e nel mondo?
Per dare risposta a questa domanda ho letto l’ultimo report della McAfee azienda di antivirus nota per la sua competenza sulla tematica. Si tratta di un documento completo e ricco di informazioni di circa 6 megabyte che può richiedervi del tempo per la visualizzazione ma senza ombra di dubbio conferma la tesi su esposta.
Ritengo pertanto utile tenere in considerazione questa nuova dimensione almeno come chiave di interpretazione dei conflitti “tradizionali” od “emergenti” fra gli stati anche per poter distinguere le “guerre vere” e quelle strumentali e/o poter concentrare le risorse sempre più limitate nei punti critici per la difesa dello Stato e della sua organizzazione.